Almaviva, striscioni e bare contro i 1670 licenziamenti di Palermo

Ieri il deputato di Sinistra Italia, Erasmo Palazzotto, ha chiesto al Governo l’istituzione di un tavolo urgente e sottolinea che l’esecutivo si sta rendendo complice di quasi tremila licenziamenti e della delocalizzazione di aziende come Enel e Poste Italiane

Almaviva, la protesta sfila per Palermo con il titolo "morti subito" (foto facebook)

Almaviva, la protesta sfila per Palermo con il titolo “1670 morti subito” (foto facebook)

Palermo – Milleseicentosettanta. Tanti, troppi i lavoratori che hanno ricevuto la lettera di licenziamento. Stiamo parlando, infatti, della situazione di Almaviva, grosso call center del Sud Italia, che in Sicilia dava occupazione a migliaia di persone oggi colpite dalla versione più feroce della globalizzazione e del liberismo, termini che, sul locale, si traducono in esuberi. Questa settimana, nel capoluogo di Regione, il popolo del call center è sceso in piazza proprio per difendere il posto di lavoro: striscioni e bare in spalla hanno accompagnato il corteo che, autonomamente, si è snodato tra le vie del centro storico palermitano.
Le città dell’Isola non sono le sole a subire la contrazione del personale – 918 unità riguardano la realtà di Roma e 400 quella di Napoli – ma è indubbio che, come affermato dagli stessi lavoratori, in Sicilia quanto messo in atto da Almaviva rappresenterà un vero e proprio disastro sociale, al quale sembra che nessuno voglia porre rimedio. A cominciare dalla giunta regionale e dal presidente Crocetta. “Il governo regionale è assente – spiegano in coro i lavoratori. Ci saranno 1.670 morti. Da tre anni giocano con il nostro futuro”.
E scende in campo anche l’Ottava circoscrizione della città di Palermo che “esprime la propria solidarietà nei confronti della comunità dei lavoratori di Almaviva, gravemente colpita dall’annuncio di 1.670 esuberi nella sola città di Palermo. Si tratta della più grande perdita di posti di lavoro in Sicilia dai tempi della crisi del polo industriale di Termini Imerese”. Così si legge nell’atto sottoscritto martedì 22 marzo dai consiglieri dell’Ottava a proposito degli esuberi di Almaviva. “Un atto con cui si invita la giunta comunale e quella regionale a impegnarsi per una risoluzione positiva della vertenza. Noi, singoli consiglieri delle più diverse appartenenze politiche, siamo pronti a farci portatori della suddetta preoccupazione verso tutti i nostri punti di riferimento politici ad ogni livello, affinché nessun soggetto coinvolto possa sentirsi esente da responsabilità”.

E, se a Palermo la situazione sembra ormai definita, a Catania qualche spiraglio pare ancora esserci: i licenziamenti, infatti, al momento riguardano solo la sede palermitana, dove i lavoratori sono in solidarietà fino a maggio. Nel capoluogo etneo, in ogni caso, nonostante la situazione sia meno disastrosa, i dipendenti e il personale precario sono scesi in piazza per avere garanzie per il futuro, dal momento che su di loro continua a incombere la delocalizzazione. A preoccupare i dipendenti sarebbe in particolare la mancata applicazione dell’articolo 24 bis volto a regolare le logiche delle delocalizzazioni delle attività da parte delle aziende. Non solo: anche gli ammortizzatori sociali già in deroga e vicini alla scadenza potrebbero non essere prorogati. I lavoratori avevano attenuto un accordo di solidarietà tipo B in deroga sino al 2016 che ha permesso finora di tamponare la questione dello “stop” ai contratti di solidarietà decisi dall’Inps a seguito della riclassificazione dell’azienda dal settore Industria ai Servizi. Ma, per il futuro, non ci sarebbe alcuna certezza, non vi è alcuna certezza. Da qui la richiesta, da parte delle forze sindacali, di applicare le leggi e le normative per tutelare la forza lavoro di fronte alla possibilità che l’azienda si trasferisca all’estero, dove il lavoro costa meno, da ogni punto di vista. Il governo, però, al momento pare sia rimasto a guardare. Mentre la Sicilia continua ad affondare nella disoccupazione.

Su quest’ultimo aspetto è intervenuto proprio ieri il deputato di Sinistra Italiana Erasmo Palazzotto che ha chiesto al Governo l’istituzione di un tavolo urgente sulla questione Almaviva: “L’esecutivo – spiega Palazzotto – dichiara di volere intervenire sulla delocalizzazione dei call center, ma poco più di un mese fa, rispondendo ad una nostra interrogazione parlamentare, il ministero dello Sviluppo dichiarò di potere sanzionare solo i committenti che delocalizzano fuori dall’Ue, dando via libera quindi alle delocalizzazioni in paesi membri come la Romania o Bulgaria. In questo modo viene svuotato di ogni effetto concreto l’art. 24 bis del decreto legge 83/2012, che prevede sanzioni per chi delocalizza i servizi di call center dall’Italia all’estero”.
“Nell’interrogazione presentata oggi – continua Palazzotto – chiediamo al governo come intenda procedere riguardo alle gare al massimo ribasso, condotte anche da enti pubblici come Enel e Poste italiane, che nei mesi scorsi hanno scelto di delocalizzare il servizio fuori dall’Italia. Con ovvie conseguenze in termini occupazionali, di cui ne stanno facendo le spese i lavoratori Almaviva, verso cui oggi il governo mostra solidarietà”.
M.T.

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