Domenica alle urne per il referendum: come e quando si vota per la Riforma costituzionale

Il 4 dicembre seggi aperti dalle 7 alle 23. Il referendum confermativo non ha bisogno di un quorum di votanti per passare. Dettagli tecnici e i motivi del Sì e del No

Referendum 2Domenica 4 dicembre gli italiani sono chiamati a votare per il referendum confermativo Boschi-Renzi. La disputa tra Sì e No, oramai da tempo, sta dividendo l’Italia incoraggiando le due fazioni a farsi ragione anche a suon di insulti. Ma è vero che la modifica della Costituzione coincide in qualche modo con una sorta di rivoluzione che ha perso i connotati di fatto tecnico ed ha assunto sempre più quelli del voto politico. Alla fine il Sì e il No sembrano rappresentare esclusivamente il voler stare o meno a favore di Renzi. Eppure analizzare anche l’aspetto tecnico della scelta che dovremo fare domenica, dentro le urne, potrebbe essere utile.
Iniziamo col dire che si tratta di referendum confermativo, quindi il voto passerà in ogni caso a prescindere dal numero di persone che andrà a votare. In altre parole, non è necessario che il 50 per cento più uno degli aventi diritto si rechi alle urne. Se anche andassero a votare una o tre persone, il referendum passerebbe in ogni caso. Ecco perché referendumandare a votare domenica ha un senso e un valore: esprimere la propria opinione impedendo ad altri di far valere doppia la loro. Non è cosa da poco. È democrazia e in democrazia chi ha più numeri vince. In questo caso vincerà il Sì o il No a seconda di quale dei due supererà il 50 per cento dei consensi. Andare a votare quindi è indispensabile e si potrà fare dalle 7 alle 23 di domenica 4 dicembre 2016. Lo spoglio dovrebbe iniziare immediatamente dopo la chiusura dei seggi.
Per andare a votare occorre un documento di riconoscimento in corso di validità e la scheda elettorale (è gratuita), se ne siete sprovvisti gli uffici elettorali del Comune di residenza rimarranno aperti tutto il giorno, in genere con gli stessi orari dei seggi.
Chi vota Sì vuol dire che accetta la riforma costituzionale e quindi: di ridurre il numero dei senatori; di dare solo alla Camera la possibilità di concedere, o togliere, la fiducia al Governo e di approvare o meno le leggi che non passeranno più dal Senato; di non avere più senatori a vita; il Senato avrà competenza legislativa solo sulle leggi di sua diretta competenza o su quelle costituzionali; il presidente della Camera diventerà la seconda carica dello Stato. E poi, con la riforma, del Titolo V della Costituzione, tornano allo Stato competenze come infrastrutture, protezione civile ed energia.
Chi vota No vuol dire che è contrario alla riforma e che intende lasciare tutto com’è adesso.
Questa è la situazione tecnica e in più vi presentiamo due opinioni, una per sostenere il Sì e una per sostenere il No.
Monica Adorno

Le ragioni del Sì
Referendum Basta un sìCominciamo col dire che con la Riforma Costituzionale Renzi-Boschi il Senato non sparirà. Non adesso almeno, infatti saranno 100 i sindaci, o figure equivalenti, che verranno scelti dalle istituzioni locali per far parte del Senato. Figure che acquisiranno l’immunità parlamentare quasi come se fosse l’unico vantaggio per il lavoro che dovranno svolgere. Certo la riforma avrebbe avuto più appeal se la riforma avesse previsto l’abolizione totale del Senato, ma quale Senato avrebbe approvato l’annullamento di se stesso?
L’abbassamento del quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica e la composizione del nuovo Senato potrebbe permettere allo stesso Renzi di nominare il prossimo Presidente acquisendo così un potere assoluto. Ma questo potrà avverarsi solo nel 2022 (l’attuale presidente è stato eletto nel 2015 e rimarrà in carica fino al 2022). E questo scenario, seppur possibile, potrebbe essere impersonato da una figura diversa dal premier attuale. Potrebbe essere Grillo o un nuovo Grillo. Berlusconi o un nuovo Berluscono. Salvini o un nuovo Salvini. Tutto dipende dai voti che prenderanno le singole liste, da quale legge elettorale verrà utilizzata e, soprattutto, da quali saranno le nuove – se ce ne saranno – compagini politiche. Anche perché la legge elettorale attuale dovrà comunque essere cambiata: non piace a nessuno e ha il difetto di favorire l’avanzata del Movimento 5 Stelle.
E poi. Renzi dice che il risparmio connesso con la composizione del nuovo Senato sarebbe di 500 milioni di euro. Altri dicono che al massimo si risparmieranno 50 milioni di euro, cioè il costo secco dell’attuale stipendio dei senatori. Chi ha ragione? Ammettendo che hanno ragione questi ultimi, di sicuro non è questo il problema dell’Italia oppressa da un debito mostruoso di 2.203 miliardi di euro, pari al 132,6% del PIL e, da sempre, in aumento.
L’aspetto importante è che se vincesse il Sì, e io me lo auguro, si ridurrebbe il numero totale dei politici. E questa sarebbe la prima volta nella storia italiana. Verrebbe chiuso il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) ente sicuramente conosciuto da quanti ci lavorano e prendono lo stipendio. E sarebbe la prima volta che si chiude un ente pubblico. In più, e questo è l’aspetto sicuramente più interessante, solo alla Camera – passando il Sì – spetterebbe il compito di approvare le leggi. Insomma finirebbe quel continuo andirivieni tra Camera e Senato che spesso dura anni e forse – chissà – le leggi sarebbe scritte in modo che tutti possano capirle.
Se tutto questo vi par poco…
Mario Adorno

Le ragioni del No

Referendum Basta-un-noIl Codacons si schiera per il “no” al prossimo referendum del 4 dicembre. La decisione dell’associazione arriva dopo un attento dibattito tra avvocati e giuristi, che ha approfondito le conseguenze per i cittadini derivanti dalla riforma costituzionale.
“La nostra non è una posizione politica o antigovernativa – spiega Francesco Tanasi Segretario Nazionale Codacons – Ci siamo limitati ad analizzare i fatti e le novità apportate dalle modifiche alla Costituzione, e alcuni aspetti appaiono decisamente critici, in presenza dell’attuale legge elettorale che finisce per dare al Presidente del Consiglio e al solo partito che dovesse conseguire più voti la possibilità di nominare i componenti degli organi di garanzia, quelli che devono tutelare anche le minoranze. In particolare le nomine di organi quali Presidente della Repubblica, ma anche autorità indipendenti come Agcom, Antitrust, Consob e Autorità per l’energia elettrica ed il gas, diverranno espressione esclusiva del partito che vincerà le elezioni. Ciò non potrà non avere ripercussioni sui compiti propri di tali organismi, che come noto devono garantire imparzialità ai cittadini e totale indipendenza dai partiti”.
Solo una modifica della legge elettorale prima del voto del 4 dicembre potrebbe indurre a votare “Si” al referendum. Per tali motivi il Codacons, nell’esclusivo interesse di utenti e consumatori, si schiera per il no al prossimo referendum costituzionale.
Il Codacons propone un’attenta analisi della riforma che si può leggere scaricando il seguente pdf con le 18 schede allegate: http://www.codaconsicilia.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/11/Presentazione_organi_di_garanzia_15.11.16-1.pdf
Codacons

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