Taormina – “Un pugno allo stomaco!”. Per spettatori, critica, per gli stessi protagonisti che si sono rivisti in alcune drammatiche sequenze di salvataggi, l’unico commento è questo. Il docufilm di Alfredo Lo Piero, regista catanese, “La libertà non deve morire in mare”, presentato in anteprima mondiale al Taofilmfest è questo: un pugno allo stomaco. Interviste non filtrate, immagini di soccorsi in mare, anche in condizioni proibitive, le testimonianze dolorose di sub e pescatori diventati improvvisamente dei salvatori, i racconti lucidi degli uomini della Guardia di finanza e della Guardia costiera intrisi di commozione. In mare, tra le onde, non ci sono gradi, religioni e razze: ci sono solo uomini che salvano altri uomini, rispettosi di questo principio il tenente di vascello Paolo Monaco e capitano Fabio Bia sono intervenuti, e con loro uomini e donne, in numerose occasioni con professionalità e solidarietà. Settantacinque minuti di racconto serrato, di riprese spettacolari, di occhi sgranati per la paura di morire e per la gioia di essere salvi.
“La libertà l’abbiamo persa sulla terra, ma non può morire in mare” racconta un migrante, il viso segnato da violenze, sofferenze, paura. “Ero andato a Lampedusa per girare una fiction, ma mi sono ritrovato in mezzo ad uno sbarco di migranti, molti salvati a stento a pochi metri dal porto, tanti altri affogati quando erano quasi arrivati sponda che per loro è la libertà – racconta, commosso, Alfredo Lo Piero -. Ho visto scene che nelle nostre case non arrivano, ho vissuto una realtà che non conoscevo. Ho lasciato quel progetto ed è nato questo docufilm, due anni di lavorazione, tra emozioni indescrivibili e la determinazione di far conoscere le loro storie. Non ho potuto utilizzare molte sequenze: piangevo mentre ero alla cinepresa. “Deve imparare a non piangere se vuole fare questo film” mi ha detto un carabiniere a Lampedusa. Il film sono riuscito a farlo lo stesso, anche se non ho imparato a non piangere”, racconta Lo Piero. Toccante la testimonianza, tra le tante, del medico Pietro Bartolo che ha assistito, curato e salvato migliaia di migranti, destinatario di minacce e insulti razzisti. Docufilm forte, crudo tanto che, seppur presentato a Los Angeles come a Toronto, a Cannes come Rotterdam, non è stato proiettato per evitare incidenti diplomatici, ma adesso, dopo “la prima” a Taormina, sarà proiettato in importanti città italiane, europee e americane.
Guardia di finanza, Guardia costiera, Amnesty international, Medici senza frontiere, il Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo hanno condiviso il progetto che ha valore artistico e umanitario. “Speriamo venga proiettato nelle scuole” ha detto uno spettatore al palacongressi di Taormina, dopo la presentazione introdotta dal direttore artistico Silvia Brizio.
“La libertà non deve morire in mare”, ha lo scopo di far conoscere una realtà che spesso sfugge all’occhio distratto o che viene spesso falsata dai media. “I politici facciano i politici e gli uomini facciano gli uomini tendendo una mano a chi, in mezzo al mare, ne ha bisogno”, conclude il regista Lo Piero.
La scheda del film
Distribuzione: DISTRIBUZIONE INDIPENDENTE Giovanni Costantino
Montaggio: CLAUDIO CUTRI’
Ass. alla regia: Giovanni Romolo Flaccomio
Direttore della Fotografia: Giuseppe Bennica,
Musiche: Paolo Vivaldi e Matteo Musumeci,
Costumi: Alfonso Zappulla
Scenografie: Mirko Miceli
Operatori Drone: Giuseppe Bennica Sibstudio Maurizio Pievani Claudio Valerio.
Operatori subacquei: Manuela Balbo e l intera squadra sommozzatori
GUARDIA COSTIERA ITALIANA
GUARDIA DI FINANZA
MEDICI SENZA FRONTIERE
AMNESTY INTERNATIONAL
AGIS SCUOLA
CARA di Mineo
Grafica e designer: Aldo Torrisi