COVID-19 E FASE 2 | Discoteche da aprire tra ipocrisia e coscienza pelosa

discotecheDecretare che dal 8 Giugno potranno aprire le discoteche ma NON si potrà ballare, solo ascoltare musica. Che è come dire che i ristoranti possono riaprire, ma le pietanze si potranno solo guardare e odorare, o che gli stabilimenti balneari potranno riaprire con distanziamenti irrealizzabili e col divieto di fare il bagno.
In vulgata si chiama mettersi a posto la coscienza, se non sporca, pelosa.
O se preferite, più elegantemente, ipocrisia finalizzata a coprirsi il proprio fondo schiena e a scaricare su chi dovrà controllare, la responsabilità di un disastro annunciato.
Non ho nulla contro le discoteche, e il business che realizzano, mi piace ascoltare musica e vedere i giovani divertirsi, ma stante l’impossibilità che i controlli vengano fatti, basta vedere il flop di questi giorni, e comunque non continuativamente, è del tutto evidente che non droplet si produrranno, ma fontanelle di sudore, per non parlare d’altro.
L’Italia, ma più in generale il mondo occidentale, è improntata, in molti settori, al consumismo e al soddisfacimento di bisogni effimeri che diventano fonte di profitto legittimo, ma assai rischioso nell’attuale situazione.
Meglio avrebbe dovuto fare, chi è deputato a stabilire le regole, a prevedere congrui indennizzi per gli operatori, parametrati sugli utili dichiarati per il 2019, che in ogni caso verrebbero a costare meno dei ricoveri e delle inevitabili terapie, e a notificare, agli amanti della danza e della musica da ballo, per quest’anno “fatevene una ragione”.
E invece si continua a voler accontentare tutti con scelte populistiche di cui mi rifiuto di credere che l’origine sia la ricerca del consenso a ogni prezzo.
I costi economici e sociali legati a una recrudescenza della pandemia, infatti non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di tenere in panchina qualche settore economico, peraltro non fondamentale o strategico per il Paese.
La coscienza dei nostri governanti sarebbe certamente più “a posto”, o se preferite meno “pelosa”, se facessero prevalere, in questa delicatissima fase, l’interesse collettivo primario su quello, sia pur legittimo, di parte.
Ho cercato sia nella Costituzione della Repubblica sia nello Statuto della Regione Siciliana, ed ho avuto conferma che la tutela e la garanzia della salute c’è; quella dello svago e del divertimento, no.
Alfio Franco Vinci

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